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Austerlitz – Sergei Loznitsa

Ricordare l'Olocausto è un dovere, un'immancabile necessità per far in modo che l'orrore non si ripeta. Quante volte abbiamo sentito o letto questa frase? E quante volte nel corso della storia contemporanea l'orrore dell'Olocausto si è ripetuto? Per evitare deportazioni e stragi non è bastato ricordare e nemmeno scegliere un giorno dedicato alla Memoria della Shoa, questo è servito solamente a ritualizzare la tragedia, renderla un evento di massa.

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Sergei Loznitsa racconta l'immagine contemporanea della Memoria dell'Olocausto, partendo dalla mercificazione del ricordo. Con la sua telecamera entra in un lager nazista oggi diventato un museo aperto alle visite. Orde di turisti accaldati camminano in branco, si soffermano a vedere i luoghi delle esecuzioni mangiando un gelato, dopo essersi fatti un bel selfie sotto la scritta: Arbeit Macht Frei. Famiglie, bambini, ragazzi, anziani, l'umanità sfila in pantaloncini corti e maglietta nei corridoi dei lager, nelle camere a gas, sbircia nelle celle, riprende, fotografa e condivide con un'indifferenza slegata da ogni sentimento. Un giro di giostra per soddisfare la morbosa curiosità di vedere con i proprio occhi i luoghi dell'orrore, una visita immancabile come la Torre Eiffel a Parigi o il Colosseo a Roma. Una breve pausa per mangiare un panino e voi via verso la parte più eccitante della visita: quella delle camere a gas e dei forni.

Loznitsa ci presenta questa folla con la sua indifferenza aberrante, fotografia lampante di un mondo inerte e lascivo verso il suo passato. Austerlitz è il titolo di questo documentario, come la battaglia che celebra la più grande vittoria di Napoleone sui tedeschi. Una grossa sconfitta per la Germania, sconfitta che torna nei luna park allestiti nei lager, simbolo di un mondo ancora più cinico di quello nazista proprio perché è inconsapevole di riconoscere l'orrore. Nessun commento sulle immagini in bianco e nero, lunghi piani sequenza a camera fissa, come se la telecamera fosse stata dimenticata accesa. Un dispositivo puramente neutro, solamente le brevi spiegazioni didascaliche delle guide, lo scricchiolio della ghiaia, il click dei telefoni e delle macchine fotografie e il chiacchiericcio dei turisti. Loznitsa non poteva essere più efficace per raccontare come siamo diventati indifferenti di fronte all'orrore. Un'idea semplice e geniale capace di trasmettere al pubblico l'atroce malattia di un consumismo efferato che si nutre di immagini vuote.

Grazie


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