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Aurora – I Cani

«“A volte, quando cerchiamo di raggiungere le stelle, falliamo.
Ma dobbiamo sollevarci nuovamente e andare avanti nonostante il dolore”»
(Ronald Reagan)

Il 28 gennaio 1986 dopo 73 secondi di volo lo Space Shuttle Challenger, a causa di un guasto a una guarnizione, esplose nel cielo d'America, lasciando attoniti milioni di telespettatori (si stima che un americano su quattro, quel mattino, era sintonizzato davanti allo schermo). Uno dei più gravi disastri della storia dell'aeronautica spaziale a stelle&strisce fece sospendere l'attività esplorativa per un paio di anni e costrinse il Presidente Ronald Reagan a posticipare il discorso sullo stato del’l’Unione di due settimane. Reagan, in diretta nazionale, si espresse in maniera ferma, rimanendo comunque fiducioso nelle “magnifiche sorti e progressive” del proprio Paese.

Il 29 gennaio 2016 è uscito Aurora il nuovo disco, edito da 42 Records de I Cani, la “creatura sonica” ideata da Niccolò Contessa, croce e delizia per più di un recensore e sicuramente tra le band “culto” del cosiddetto indie nostrano. Va detta subito una cosa: nel corso del 2015, meglio della fine del 2015, Contessa aveva già rilasciato due singoli: Baby Soldato e Il posto più freddo. Le due canzoni, “uguali e diverse”, avevano segnalato una netta virata verso suoni più dolci rispetto agli esordi pop-punk, con però sempre molto evidenti i riferimenti alle piccole storie del quotidiano, ad un mondo sempre e comunque “micro” anche se si è in una (mega)metropoli e alla presenza di numerose riflessioni sulle velleità che ognuno di noi, magari stupidamente, coltiva.

Due canzoni molto solide che, nonostante alcuni “detrattori classici” dell'immaginario di Contessa, avevano pervasa l’uscita del terzo album de I Cani di molta attesa. L'album, visto nella sua totalità, queste grandi attese le delude quasi completamente. Dietro ad un, esile, filo conduttore, lo spazio, la fisica, lo spazio della fi(si)ca, Contessa si arrovella sui propri tormenti più intimi, ricorrendo sostanzialmente in due o tre temi centrali (l'amore, il dolore, la solitudine) poi declinati via via in modi leggermente diversi. Questo nostro grande amore e Aurora vanno proprio in maniera chiara in questa direzione, con continui riferimenti ora ai social network ora alla digitalizzazione del nostro mondo.

Ma la “voce” di Contessa se da un punto di vista squisitamente tecnico è migliorata (come è migliorato il suo approccio agli strumenti, dopo aver imparato, più o meno, non solo a cantare ma anche a suonare il piano), dall'altro la sua “mira” sembra diventata più opaca, non presentando quella forza che, in “Il sorprendente album d’esordio de I Cani” e, soprattutto, nel bis di “Glamour“, aveva colpito, nel bene o nel male, un'intera generazione.

Cosa rimane allora di questo viaggio fra le stelle, finito, come lo Space Shuttle Challenger in un grosso “botto”? Rimane del pulviscolo interstellare che si raggruma sino a formare la settimana traccia, Una cosa stupida che assieme alle già citate “Baby Soldato” e “Il posto più freddo”, nonostante questo non sia l'album più riuscito (anzi), si presenta come una delle migliori canzoni in assoluto de I Cani. Con buona pace di Plutone e di Saturno, un viaggio fra le stelle non è mai un viaggio (del tutto) sprecato.

Grazie


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