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Umberto Maria Giardini: il “picconatore” della musica italiana

Domenica 17 aprile, mentre le cabine elettorali non veniva propriamente “invase” dai cittadini per il referendum “trivelle sì-trivelle no”, al Teatro Comunale di Alessandria, finalmente riaperto dopo un lungo periodo di “letargo”, andava in scena Vinile, la fiera dei dischi e della musica, organizzata da un gruppo di appassionati legati al Primavera Beat. Vera e propria “ciliegina sulla torta” è stato l'incontro con Umberto Maria Giardini, artista eclettico e, soprattutto da un po' di tempo a questa parte, “senza peli sulla lingua”.

Infatti l'autore dell'ultimo, fortunatissimo, album Protestantesima, uscito per La Tempesta Dischi ha letteralmente “aggredito” gli argomenti, rispondendo punto per punto a domande che vertevano, fra i tanti temi toccati, soprattutto sullo “stato dell'arte” della musica italiana. “Protestantesima, già dal titolo, riecheggia lo scisma d’Occidente, ovvero il distacco della Chiesa appunto Protestante da quella Cattolica e Romana – spiega Umberto Maria Giardini – Il mio distacco è quello dal mondo indie italiano che, pur dichiarandosi indipendente, appena scorge un possibile barlume di guadagno vende immediatamente la propria anima, si prostituisce. Ecco io da questo giro voglio uscirne, voglio fare uno scisma”.

UMG continua poi a parlare del difficile rapporto che ha avuto, in passato, con le major: “Ho avuto a che fare con una major quando ero molto giovane, ai tempi della partecipazione al Festival di Sanremo – spiega il musicista – Non posso dire altro: è stata un'esperienza orribile. Avere a che fare con persone che sono l'opposto dei professionisti, messe lì non si sa da chi e non si sa perché. Dopo uno spreco di soldi inaudito, sono rimasto fermo quasi due anni, poi, per fortuna – prosegue nel racconto UMG – una telefonata del mio caro amico Franco Battiato ha sbloccato la situazione. Io sono andato poi a La Tempesta Dischi che è ancora casa mia”.

A questo punto si parla della “trasformazione” dell'artista di Sant'Elpidio al Mare, una volta conosciuto come Moltheni: “Moltheni si inseriva perfettamente in un percorso folk e pop, se si vuole piuttosto classico – risponde prontamente l'intervistato – Poi questa esperienza è terminata perché io avevo esigenza di cambiare, di buttarmi in un progetto a più ampio respiro, che superasse il cantautorato rigidamente inteso. Questo progetto – prosegue nel ragionamento – è Umberto Maria Giardini, di cui vado grandemente fiero”.

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Alla fatidica domanda su “cosa sia cambiato da Moltheni a UMG” il cantante risponde: “La matrice è la stessa, io sono sempre io ma cambia l’attitudine. Dove c’era intimismo ora c'è potenza e una dimensione più ampia delle cose e dei suoni”. UMG quindi precisa meglio i suoi gusti musicali: “Quante persone al giorno d’oggi in una fiera come questa, bella bellissima (la fiera Vinile di Alessandria, ndr) spenderebbero oltre cento euro in dischi come me? Beh non lo so ma io lo faccio in modo naturale perché, anche da giovane, non sono mai stato granché un tipo giovane. – afferma con decisione – Credo che il vertice della musica italiana si sia raggiunto negli anni Sessanta e poi è stata tutta una discesa”.

Quindi non salva nulla della musica contemporanea?: “Non ho detto questo ma dico solo che quanto emerge dal sottobosco italiano è soltanto merda puzzolente, c'è una mancanza totale di profondità nei giovani cantautori, tutti dentro ad un mondo di citazionismi e autocitazionismi di cui non mi interessa nulla: io ascolto la Callas, sono più melodrammatico – dice UMG senza mandarla a dire – Eppure ci sono cose valentissime, come una band di giovanissimi, i Regata da Imola, loro sono fantastici!”.

Ma, a parte l'Italia, i gusti del cantante sono soprattutto internazionali: “Ho vissuto in Scozia e ho capito lì cosa voglia dire fare, seriamente, musica. Recentemente, ad esempio, sono andato a sentire il concerto di Father John Misty e sono rimasto estasiato. Poi, oltre ad Anna Calvi che io considero una divinità in terra – spiega candidamente UMG – ho ascoltato, proprio nel live dell'ex batterista dei Fleet Foxes, Anna B Savage. Lei è bravissima e non ha ancora pubblicato nulla perché non ha soldi. Ora chiedo un prestito ad Agos e la produco io, deve uscire fuori!”.

Questo è Umberto Maria Giardini oggi: un artista che non ha paura di sembrare quando, in realtà, è soltanto pro. Pro arte, verrebbe da dire, un'arte autentica e disinteressata alle piccole beghe da quartiere: “Non sopporto il giro milanese, quello di chi pippa, dei soliti locali sui navigli – sostiene “il fu Moltheni” – In realtà mi fa molto ridere, perché trovo siano estremamente tristi e fasulli nella loro ansia di cambiare un mondo che in realtà va perfettamente bene a loro così com'è. Rivoluzionari da navigli con cocaina”. Piccole iene metropolitane che non mordono?

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