Discorso Grigio. Foto di scena

Sui Discorsi – Fanny & Alexander

Il fuoco sacro della creazione è un fuoco che scalda e scotta al tempo stesso: elemento primordiale le cui scintille ipnotiche bruciano nell’aria, in un hic et nunc che ci riconnette al presente. È con questa immagine che Luigi De Angelis, fondatore e regista del prestigioso gruppo di ricerca ravennate Fanny & Alexander, introduce sui Discorsi, master class su regia, scrittura e pratica scenica, condotta insieme a Marco Cavalcoli, attore e voce storica della compagnia.

Si tratta di un approfondimento su Discorsi, esplorazione del gruppo romagnolo che si muove da anni lungo una serie di interrogativi fondamentali: che cos’è una comunità? cosa fa di essa una comunità? e qual è il rapporto tra quest’ultima e un’opera d’arte? La compagnia si pone l’intento di indagare il contemporaneo per trovarne le tossine, i “guasti”, come li definisce il regista, quelle scintille di fuoco di cui sopra, impalpabili, che il performer deve saper captare, far proprie e restituire al pubblico.

L’incontro alla Pelanda è il primo appuntamento di un macro-progetto intitolato In medias res/In mezzo alle cose (a cura di ANGELO MAI) che si articolerà in sette discorsi pubblici-monologhi (nelle prossime settimane, fra gli altri, interverranno Michele Di Stefano, Accademia degli Artefatti, Silvia Calderoni), ognuno associato a un ambito diverso e a un colore. E non è un caso che il “Discorso Grigio” – quello su cui si sofferma la master class – sia collegato a un colore che non ha un’identità precisa, poiché esplora la retorica dei discorsi politici. Il metodo usato per esplorare queste tossine – prosegue De Angelis – è “l’eterodirezione”, ovvero quando l’attore viene guidato dall’esterno, eseguendo semplicemente degli ordini. “Una modalità epilettica” – continua Marco Cavalcoli , soffermandosi sull’aspetto della pratica scenica – che obbliga l’attore a non pensare e a vivere nel presente. Questi è guidato, dunque, da una memoria istintiva che lo porta a perdere il controllo, generando una partitura imprevista, diversa da quella che sarebbe se l’attore fosse guidato da una memoria volontaria. Tale metodo, già sperimentato in West (guarda qui), in cui l’attrice Francesca Mazza (Premio Ubu 2010 “Miglior Attrice”) riceveva gli ordini attraverso due microfoni – uno per i gesti e uno per le azioni verbali – nei Discorsi si muove su un terreno diverso: la drammaturga Chiara Lagani lavora su una partitura sonora, tagliuzza, segmenta pezzetti di discorsi politici e li riscrive. Questi frammenti fungono da imprinting dentro cui l’attore può muoversi liberamente; dov’è però la libertà in rapporto all’eterodirezione? In realtà, come afferma Cavalcoli, quando si è eterodiretti “il corpo è liberato dalla propria schiavitù” perché è de-responsabilizzato, e ciò dà all’attore una libertà inedita che lo porta a concentrarsi su nuove sfumature.

L’incontro si conclude con una piccola dimostrazione dello stesso Cavalcoli tratta dallo spettacolo, seguita poi dall’ascolto delle istruzioni che l’attore riceve tramite il microfono, dando così una dimostrazione pratica del lavoro della compagnia. Uno spettacolo che solo con un piccolo campione ci mostra già l’ambiguità e l’interscambiabilità del linguaggio dei partiti politici.

Pelanda Factory, Roma – 20 gennaio 2015

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