Foto di scena ©Manuela Giusto
Grafica ©Giulio Sonno

Sistema Čechov – Filippo Gili

Inafferrabili eppure estremamente chiari, i drammi di Čechov sono un duro banco di prova per gli attori e i registi che si cimentano nel portarli in scena. Se poi si decide di allestire ben due spettacoli l’impresa diventa ardua. La Compagnia Stabile Del Molise e il regista Filippo Gili hanno affrontato questa sfida con i due drammi che rappresentano al meglio l’universo čechoviano, Il Gabbiano e Le tre sorelle.

La loro potenza drammaturgica è legata a storie in apparenza semplici, costruite su personaggi, icone del malessere della contemporaneità: l’insoddisfazione. Portarli in scena significa rendere questo male di vivere, riuscire a dare consistenza a questo sentimento. Molti attori cadono nella trappola della recitazione passionale, altri indugiano sui pensieri e sentimenti repressi. In entrambi i casi non ne viene fuori niente di buono; trovare la giusta via di mezzo è la chiave di volta. I quindici attori della Compagnia Stabile del Molise ci sono riusciti sia nel Gabbiano sia nelle Tre sorelle.

La scenografia è spoglia, libera da tutte le annotazione di regia tanto care a Čechov, ma nonostante questo rimane fedele al testo, riportando davanti agli occhi dello spettatore la resa realistica della scena.
Così appena si entra in sala sembra proprio di essere nella tenuta estiva del vecchio e malato Sorin (Vicenzo De Michele), o nelle stanze della casa di Olga (Liliana Massari), Irina (Rossana Mortara) e Mascia (Vanessa Scalera). Questi personaggi sembrano essere stati catturati nella scena rettangolare, chiusi nel loro mondo di inettitudine non si curano del pubblico che entra in sala e prende posto attorto a loro. Vanno avanti nella farsa delle loro passioni e nell’inseguire sogni che non si avvereranno mai, come l’ambizione di Kostantin (Beniamino Zannoni) di diventare un drammaturgo o la voglia di partire per Mosca di Irina.

Il tempo rimane il vero protagonista di entrambe le storie, un tempo circolare che lascia tutto come era all’inizio. Ma Gili non mantiene le azioni legate a questo ciclo lento, accelera i tempi; tanto che soprattutto nel Gabbiano i personaggi sembrano palline impazzite di un flipper. Gli attori in questa corsa si passano il testimone di mano in mano, non facendo mai perdere la tensione verso quel traguardo che non raggiungeranno mai. Così Vanessa Scalera interpreta la famosa diva Arkadina, caratterizzandola con un nervosismo costante che non le permette di stare ferma un solo istante, per poi immergersi nel mondo riflessivo e pacato di Mascia nelle Tre sorelle. Lo stesso succede a Vincenzo De Michele prima nei panni di Sorin, sciatto e inchiodato su una sedia a rotelle, poi in quelli del fiero barone Tuzenbach non corrisposto da Irina, ma ostinato a raggiungere il suo obiettivo. In entrambi gli spettacoli giocano queste opposizioni di ruoli, di forze. Doppie facce rese in maniera precisa che legano le due storie, pur lasciandole uniche.

È questo il sistema nato dalla volontà del regista di creare, un’equazione matematica per dimostrare come si possa rendere vivo e reale il complesso pensiero filosofico di Čechov. Spesso rappresentato non nella sua unicità, ma legato al mondo dell’Ottocento che con i suoi drammi e con i suoi testi letterari ha ampiamente superato.

Teatro Argot Studio, Roma – 25 e 28 ottobre 2014

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