Sicilian Ghost Story
I fantasmi d'Italia tra favola nera e romanzo di formazione
Sicilian Ghost Story è un atto d’amore – e d’odio, perché quando s’ama si odia anche un po’- nei confronti di una terra, la Sicilia, sempre più vittima di soprusi e luogo di aberranti azioni come la morte di Giuseppe di Matteo, figlio di un pentito rapito dalla mafia, torturato per tre anni ed infine sciolto nell’acido. Questo tremendo fatto di cronaca è raccontato nel libro di Marco Mancassola Un cavaliere bianco, i registi Fabio Piazza e Antonio Grassadonia avevano dichiarato: “Quando giravamo Salvo ci eravamo promessi, che se avessimo potuto girare un altro film saremmo partiti dal libro di Mancassola”. E hanno mantenuto la parola.
Luna (Julia Jedlikowska), una ragazza siciliana di tredici anni, s’innamora del compagno di classe Giuseppe (Gaetano Fernandez). La severa madre svizzera di Luna osteggia la relazione fra i due poiché il giovane è figlio di un pentito mafioso. Il giorno in cui Giuseppe scomparirà misteriosamente, Luna si troverà coinvolta in una “battaglia” contro tutti: famiglia, amici, concittadini. Sola, alla spasmodica ricerca di Giuseppe che, giorno dopo giorno, sembra allontanarsi sempre di più da lei.
Gli elementi della “pellicola di mafia” ci sono tutti: morte, dialetto siciliano, violenza, pistole, unghie annerite e case abusive abbandonate in mezzo ai campi, ma Piazza e Grassadonia, con il loro personale tocco magico, rimescolano le carte in tavola e ci offrono un ibrido. Un po’ favola nera, un po’ romanzo di formazione.
Guardando il film non sembra poi così arduo immaginarsi catapultati nell’universo dei fratelli Grimm. Un universo che i due registi sono stati in grado di ricreare perfettamente anche a partire dagli ambienti: “non sembra la Sicilia” è forse la frase che ricorre nella testa di chiunque si trovi di fronte alle prime scene di questa toccante opera. Ambienti favolosi ed evocativi come grotte, laghi, boschi e poi la presenza di animali che emergono dal nulla per ostacolare o giungere in soccorso alla protagonista Luna; sono parte della sostanza dell’opera. Inoltre, nella pellicola, affiorano due narrazioni: una lineare – la cruda realtà dei fatti – e una più onirica, legata alla fantasia della protagonista, dove nessuno è realmente soggetto alle leggi terrene. Queste due narrazioni in principio sembrano ben distinte ma con lo scorrere del tempo cominceranno a toccarsi timidamente per poi confondersi, distanziarsi e rimescolarsi nuovamente.
Anche grazie alla stupefacente fotografia di Luca Bigazzi (La grande Bellezza) e alla suggestiva e conturbante colonna sonora originale di Soap&Skin e Anton Spielmann, il film non riesce a non far emozionare e toccare certe corde, quelle più intime e profonde. Sicilian Ghost Story è una storia di fantasmi, e una storia sui “fantasmi dell’Italia”.