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Push the sky away – Nick Cave and the Bad Seeds

Dopo un paio di album criticati, la defezione di Mick Harvey, storico chitarrista degli esordi e il progetto Grinderman , Nick Cave è tornato ed irrompe sulla scena musicale con Push The Sky Away, nuovo album lanciato dal singolo We No Who U R: inizio quasi ipnotico, note di piano ribattute che segnano inesorabilmente il tempo mentre il ritornello ad libitum rimbalza in testa. In Widely Lovely Eyes la semplicità rimane padrona senza essere banale: archi, una chitarra stoppata incessante e una voce profonda come l’oceano che si riempie di vita anche grazie ai delicati cori.

Profondo basso, ritmi non immediati, il canto drammatico e quasi minaccioso: Water’s Edge ci porta nei meandri più cupi, mentre Jubilee Street, secondo singolo con esplicito video, è come osservare per 7 minuti il tormento di vite d’oggigiorno: la storia di una prostituta, di un uomo solo, di un “feto al guinzaglio”, di incubi quotidiani. Archi finali e speranza per un pezzo magistrale.
Mermaids è un’altra perla: ballata in crescendo, che sembra quasi andare dall’elettrico scarno iniziale verso un’apertura acustica che porta verso il mare e rende il brano trascinante, vivo e profondo.

We Real Cool, scarna ma d’effetto, un basso a fare da pedale, poche note di archi e tastiera a dare vita ad un pezzo introspettivo, seguito Finishing Jubilee Street, con un artista che si racconta, si autocita e sogna, continuando sulla strada dell’essenzialismo musicale con una base leggera e acuta continua e ripetuta, sprazzi discontinui di cori, bassi, synth. Massa, particelle, universo, fisica, nel cd c’è anche spazio per un blues sulla fisica quantistica: quasi 8 minuti di viaggio tra Ginevra, ricordi sbiaditi, Hannah Montana e Miley Circus, gli appigli e la strada, Higgs Boson Blues.
Push The Sky Away chiude l’album com’era iniziato: il tempo è segnato come inesorabile, pochi suoni lasciano spazio alle parole, così che ci si possa perdere in esse: “You’ve got to just | Keep on pushing | Push the sky away”.

In questa ultima fatica Nick Cave ha lasciato alle spalle il passato recente, le note distorte, i ritmi forti, e si è abbandonato al minimalismo musicale, ai toni cupi, ai testi introspettivi. Questi 9 brani sono un iter interiore, un percorso di rappacificamento con la delicatezza e l’importanza della parola e del messaggio.
Come recita una delle ultime frasi dell’album “And some people say it’s just rock’n roll, oh, but it gets you right down to your soul”.
Ed è proprio dall’anima che Nick Cave è ripartito per darci nuove emozioni.

Grazie


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