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Bankrupt! – Phoenix

Dieci tracce, non di più, come si conviene oggi che la musica si consuma (troppo) rapidamente. Un titolo, Bankrupt!, che dà un qualche senso di attualità tormentata. In copertina, una pesca. Che non c’entra nulla col resto, o forse sì.

Ritroviamo finalmente i Phoenix, stelle dell’electropop mondiale, a quattro anni di distanza dal celebrato Wolfgang Amadeus Phoenix, album premiato con un Grammy Award e in cui spiccava quella 1901 che non potete dire di non avere mai sentito nella vostra vita, perché sarebbe un grave misfatto. Ritornano, i nostri, annunciandosi con il video di Entertainment, primo singolo che trovate qui sotto, e che sin dal primo ascolto risulta difficilmente skippabile.

Questi ragazzotti francesi di Versailles giungono al quinto album al massimo del loro successo. Ci hanno messo un po’, forse troppo, partendo da quell’esordio classy pop datato 2000 contraddistinto dal tormentone If I Ever Feel Better. Ci sono riusciti quasi vincendo le resistenze di un pubblico e di una critica abituati a personaggi più appariscenti ma che hanno infinitamente meno talento di loro.

Era difficile confezionare questo lavoro, visto lo “scomodo” predecessore. La scommessa riuscita da parte dei Phoenix è stata quella di riuscire a non ripetersi, senza strafare anzi aggiungendo al loro sound elementi di novità. La sorpresa generale che contraddistingue il disco è infatti quella di un passo sostanzialmente rallentato rispetto alle aspettative, che si delinea in un tratto sognatore, quasi dream pop combinato al suono tipico della loro musica. La title track Bankrupt!, della durata di 7 minuti, posizionata di fatto a metà disco, è l’esempio perfetto di questa evoluzione. Che certamente segna una maturazione, un passaggio nuovo nella storia musicale di questa band.

Il prima sono Phoenix in salsa pop radiofonica, quelli cui siamo ben abituati, che troviamo in Entertainment ma anche in SOS In Bel Air. Il dopo sono Phoenix un poco più introspettivi, che tendono un orecchio ai connazionali Air e un altro al lato più sperimentale degli MGMT trovando compimento e apoteosi nella traccia finale, Oblique City, che dei “due” Phoenix è sintesi magistrale.

Le atmosfere complessive del disco sono in coerenza con quel tratto orientale che troviamo nel video di Entertainment, solo più lente: non troppo, certo, ma quanto basta. Roba che se chiudiamo gli occhi quest’album ci appare come una perfetta colonna sonora urbana per una metropoli asiatica come Tokio oppure Hong Kong. Da ascoltare. Bentornati Phoenix.

Grazie


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