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Pablo Picasso: capolavori dal Museo nazionale Picasso di Parigi

In questi giorni presso Palazzo Reale è possibile fare un interessantissimo viaggio nel tempo. Mi riferisco alla retrospettiva dedicata a Pablo Picasso, a Milano fino al 6 gennaio 2013.

Già nel 1953 e nel 2001 la città aveva ospitato l’opera del grande artista spagnolo, il successo fu tale che la sezione iniziale dell’attuale mostra è riservata proprio all’omaggio alla prima esposizione. Documenti epistolari e fotografici ripercorrono infatti l’arrivo di Guernica dal MoMa di New York e la sua esposizione nella grande Sala delle Cariatidi.

Dopo questa breve parentesi introduttiva si entra subito nel vivo della mostra. Guernica non è presente, ma vengono proiettate a grandezza naturale le immagini della sua elaborazione e dei suoi studi. Molto importante è anche la presenza di Massacro in Corea, che invece nel 1953 era assente all’esposizione di Roma, per non turbare la sensibilità dell’alleato americano. In questa prima sala si ha immediatamente la percezione della filosofia e della poetica che stanno alla base dell’opera di Picasso, due grandi wall sono infatti interamente dedicati a citazioni che ne disvelano l’essenza.

Tutto il percorso segue poi una struttura di tipo cronologico, vengono infatti affrontate poco per volta le varie fasi della crescita artistica di Picasso tra il 1900 e il 1972. Ci sono esempi del periodo blu e di quello rosa, della ricerca africana e del proto-cubismo, vengono illustrate tutte le fasi del cubismo, da quello Sintetico a quello Classico, non mancano le opere surrealiste e nemmeno quelle in cui si manifesta chiaramente il suo impegno politico. Quindici sale che rapiscono lo spettatore per due ore, accompagnandolo passo per passo nella crescita dell’artista e rendendo sempre più esplicito il concetto di trompe-l’esprit, appena accennato in uno dei due wall della Sala delle Cariatidi. Se con il trompe-l’oil si inganna l’occhio, con il trompe l’esprit Picasso vuole ingannare lo spettatore fin dentro l’anima e spingerlo oltre al suo abituale concetto di realtà. Da qui il termine di surrealismo, inteso come rappresentazione della natura in modo “più reale del reale”.

L’impronta di tutta l’esposizione è chiaramente di matrice didattica, elemento suggerito sia dalla scelta di disporre le opere in ordine cronologico, sia dall’elevato numero di pannelli esplicativi presenti, sia dalla precisione e dalla chiarezza di questi ultimi. Le pecche da segnalare sono due: le targhe e il posizionamento del Massacro in Corea. Le prime, infatti, non sempre sono posizionate accanto alle opere cui si riferiscono e capita che si crei un po’ di confusione; per quanto riguarda l’opera del 1948 invece non è molto chiaro il significato della sua presenza nella prima sala. Forse si tratta di una scelta dovuta all’importanza del dipinto, ma credo che proprio per questo sarebbe stato meglio posizionarla con le altre in ordine cronologico, consentendo quindi allo spettatore di fruirne in seguito ad una giusta maturazione e presa di coscienza graduale. Ciò detto, però, è importante notare che di mostre di Picasso se ne sono viste molte negli ultimi anni, ma questa sembra essere la più rappresentativa di tutte, sicuramente anche grazie agli essenziali prestiti del Musée National Picasso di Parigi.


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