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Grace Kelly – Andrea Carlo Cappi

La copertina immortala il suo volto raffinato, dal tratto impeccabile, in una tonalità di bianco e nero che rende perfetta la perfezione e così la prima impressione – nella doppia accezione di percettiva e cartacea – fa ricorrere un prevedibile invito a leggere la bellissima favola di una bellissima principessa, secondo la tentacolare ramificazione di informazioni che pressappoco sono note. E invece no.

Questa biografia conduce anzitutto un preciso percorso nella storia del cinema attraverso le pellicole di cui Grace Kelly è stata protagonista – da Mezzogiorno di fuoco a La finestra sul cortile – ma anche grazie alle decine di connessioni, per rapporti interpersonali e di ordine produttivo, che consentono a questo libro di non essere solo una celebrazione della “principessa di ghiaccio”. Anzi, si scopre una contraddizione di questo mito algido nato esclusivamente dall’aspetto di superficie, porcellanato, perlaceo e talmente impeccabile da essere sembrato sempre troppo freddo. E ancora no.

Il racconto non indugia nel pettegolezzo, fa cronaca dei fatti più noti ma entra nel cuore della vita di Grace Kelly rivelandola nella sua insofferenza al perbenismo borghese, nella sua disinvoltura emotiva e di costume, nella sua (agiatissima) normalità di ventenne che sbarca a New York per studiare arte drammatica, in fondo solo perché poco capace nelle scienze matematiche.

Nel suo essere (anche) una celebrazione storica a certo grande cinema, la biografia della Kelly, non potendo eludere il suo essere musa del maestro Hitchcock, consente la scoperta di una raramente conosciuta applicazione del 3D, datata 1954: una splendida curiosità per tutti gli amanti del cinema, Grace a parte. Anche per informazioni come questa, la biografia è interessante, al di là del suo essere una dedica alla figura di Grace Kelly o all’interesse che si possa nutrire per lei e le sue più note vicende di cronaca (rosa e nera).

Ed è sempre Alfred Hitchcock a darci di lei, nonostante questo sbocci bene dalla narrazione, un sintetico ma centrato profilo di quella che, in tutta probabilità, è stata davvero Grace Kelly:
“Trasmetteva più sesso di una qualsiasi attrice bella e sexy. Con lei bisognava trovarlo, bisogna scoprirlo. Bisogna cercare…vere signore che diventino puttane in camera da letto. La povera Marilyn Monroe aveva il sesso stampato in ogni angolo del viso”.

Credo che l’ispirazione sensuale che Hitch ha trovato nella sensualità sottile di Grace sia l’inaspettata sorpresa che questa biografia porta con sé ed esali dalle pagine e per cui meriti di essere letta, non tanto, o non solo, per conoscere maggiori informazioni sulla diva o sull’Altezza Serenissima, quanto perché davvero offre una possibilità inattesa di scoperta umana, con una dignitosa attenzione ad uno spaccato imprescindibile della storia del cinema.

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