Baz-Luhrmann

Baz Lurhmann

100 registi (e tantissimi film) che migliorano una vita

L'Australia non ha molti nomi da annoverare nella lunga storia della settima arte, ma fra questi è inevitabile citare Baz Lurhmann: amante del musical e delle opere teatrali, unisce le sue passioni inserendole nella sua poetica cinematografica, realizzando fino ad oggi poche opere, ma che si fanno ricordare per la loro magniloquenza e la loro grandeur, barocche rappresentazioni di un cinema classico, impastato però di postmodernismo e pop culture. Quasi tutta la sua storia di regista è riassumibile nella “Trilogia del sipario rosso”, una serie di pellicole legate da una precisa direzione artistica, ma fruibili indipendentemente l'una dall'altra.

Dopo un passato da attore, Lurhmann esordisce come regista nel 1992 con Ballroom -– Gara di ballo, dove uno spericolato campione di ballo sfida le regole della sua federazione per seguire la sua passione, fino all'ultimo passo. L'anno in cui tutto cambia è però il 1996, quando esce Romeo + Giulietta, adattamento ultramoderno dell'opera del sommo bardo William Shakespeare, con un giovane Di Caprio pre-Titanic ed un'acerba Claire Danes, oggi star della serie tv Homeland.

A chiudere la trilogia, quello che ancora adesso è riconosciuto come il compendio dell'estetica lurhmanniana, l'eclettico Moulin Rouge (2001), storia di una stella del locale parigino, Satine, (una Nicole Kidman mai più così splendente) e della sua relazione con lo scrittore Christian (Ewan McGregor). La mescolanza con lo stile vintage della Belle Epoque francese e le canzoni della più moderna musica pop degli anni ’80 e ’90 creano un legame unico ed irripetibile che fa segnare una rinascita del musical cinematografico, genere rimasto ad ammuffire per qualche tempo nel magazzino della memoria filmica.

Passano 7 anni e Lurhmann decide di portare sullo schermo la sua terra natale: Australia (2008) è ancora una volta un'operazione rischiosa, dove si tenta di rispolverare il dramma storico alla Via col vento, una missione non del tutto riuscita dal profilo degli incassi, ma che consegna al pubblico un kolossal vecchio stampo di notevole impatto visivo.

Nel 2013 è attesa l'ultima fatica del regista, Il grande Gatsby, trasposizione di un altro mostro sacro della letteratura mondiale, per giunta in tre dimensioni; nei panni di Jay Gatsby c’è Di Caprio, che ritrova Lurhmann a quasi 20 anni dalla loro precedente collaborazione.

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