Foto di scena ©Simone Cecchetti

I giganti della montagna.Atto I – Fortebraccio Teatro

«Ho paura» così terminava l’incompiuto I giganti della montagna di Luigi Pirandello e così inizia I giganti della montagna-Atto I di Fortebraccio Teatro.

Un universo sotterraneo, cavernoso, di paure, inquietudini, incubi si rintrecciano brulicanti nella regia di Roberto Latini. I fantasmi vaganti nella villa abbandonata tra le montagne non riescono ad impedire alla contessa Ilse e alla sua compagnia, gli Scalognati, di trovarvi riparo, nonostante il finto temporale messo in atto per spaventarli. La pioggia, i lampi, i tuoni avviano il millimetrico lavoro vocale di Roberto Latini prima e di Federica Fracassi poi: la polifonia tentacolare dell’autore siciliano viene amplificata dalla viscosità vocale dei due interpreti. Distorsioni acustiche, manipolazioni elettroniche incidono ortogonalmente il materiale pirandelliano amplificandone le sfaccettature, le maschere, le polarità, le tensioni e le voragini che lo nutrono.

Foto di scena ©Simone Cecchetti

Foto di scena ©Simone Cecchetti

Pareti di velo si alzano e si abbassano in un gioco prospettico di inganni disingannati e disinganni rivelati. È una ragnatela in cui occorre usare i fili dell’immaginazione: questa d’altronde la prima parola che accoglie lo spettatore appena entra. Niente è come sembra e le puntuale direzione luci di Max Mugnai lo sottolinea. Il palcoscenico di spighe secche di grano diventa un inquietante tappeto spettrale in cui duelleranno teatro e vita, sogni e ossessioni, vivi e morti, realtà fantocce e menzogne sfigurate. Il lampadario antico segue i passi della Contessa Ilse che deve riuscire a rappresentare La favola del figlio cambiato che un giovane poeta scrisse per lei e che per lei si tolse la vita. Una storia crudele dentro una storia (de)finita tra le presenze del mago Cotrone che, dall’alto dei suoi trampoli, enuncia i principi regolatori di una comunità aperta ma recintata, e della Sgricia che chiede: «Tu forse ti credi ancora viva?» alla Contessa Il-se.

Foto di scena ©Simone Cecchetti

Foto di scena ©Simone Cecchetti

Due interpreti per i personaggi di un mito pirandelliano incompiuto: il mito dell’arte che può non finire a causa della finitezza della vita. Per Roberto Latini il non finito è «ontologico» nel teatro, e dalla catastasi della pagina bianca trae visioni oniriche capaci di far vibrare gli spazi tra il nero delle lettere scritte e il bianco della pagina interrotta, tra il teatrante e l’attore, tra il soffio della vita e quello della polvere da cui l’uomo proviene. Gli Scalognati e i fantasmi che animano la villa sono sull’orlo, sulla soglia tra terreno e l’ultraterreno, cercando una direzione, un senso, un significato che sfugge loro come un’ombra o come un sogno appena si è desti.

I suoni e le musiche di Gianluca Misti sono incisioni chirurgiche nelle pieghe di una drammaturgia affilata e curata che non teme di usare l’immaginazione piuttosto che l’oggettività per indagare la materia dei labirintici personaggi pirandelliani. Così viene restituito il complesso e leggero (dis)equilibrio, proprio come quello di una bolla di sapone tra cielo e terra.

La Pelanda, Roma – 9 settembre 2014

I GIGANTI DELLA MONTAGNA
atto I

di Luigi Pirandello
adattamento e regia Roberto Latini
con Federica Fracassi e Roberto Latini
musiche e suoni Gianluca Misiti
luci e direzione tecnica Max Mugnai
video Barbara Weigel
assistente alla regia Lorenzo Berti
collaborazione tecnica Marco Mencacci
realizzazione elementi di scena Silvano Santinelli
organizzazione Nicole Arbelli
produzione Fortebraccio Teatro
in collaborazione con Armunia Festival Costa degli Etruschi | Festival Orizzonti. Fondazione Orizzonti d’Arte | Emilia Romagna Teatro Fondazione

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