Opera Nazionale Combattenti presenta I giganti della montagna Atto III

L’ultima beffa di Pirandello

«Opera Nazionale Combattenti presenta I giganti della montagna Atto III»

Accade non di rado che l’incompiutezza di un’opera finisca per alimentarne il fascino. Se poi si parla di I giganti della montagna di Luigi Pirandello, la trama, o meglio, il mistero s’infittisce. Le cause sono molteplici e non poco complesse. Se consideriamo, infatti, la consueta rapidità con cui lo scrittore di Girgenti portava a termine i suoi testi teatrali, I giganti rappresenta una tribolante eccezione nella sua carriera. Concepita già dal 1928, la commedia vide la pubblicazione del suo primo atto solo nel 1931. Tre anni dopo, invece, apparve il secondo atto, mentre la stesura del terzo fu interrotta dalla morte del drammaturgo (1936).

Quali sono, dunque, le ragioni che spinsero Pirandello a procrastinare così tanto? Forse i fallimenti – sanciti da spettatori e critica – delle sue ultime operazioni teatrali ebbero un peso specifico non indifferente. O forse l’autore siciliano non valutò idonei i mezzi a disposizione per mettere in scena al meglio la pièce. O ancora, forse non considerò il pubblico ancora pronto per comprendere e apprezzare al meglio quello che – prendendo in prestito le parole di Silvio D’Amico – avrebbe dovuto essere «il suo estremo addio al teatro, la grande sinfonia nella quale avrebbe ripreso i temi e motivi già trattati da lui in tante opere maggiori e minori, per sublimarli». Ma siamo davvero sicuri che il pubblico – o parte di esso – oggi sia realmente pronto? Ci torneremo in seguito.

Foto di scena ©Carmine Luino

Quello che ci rimane dell’ultimo dramma di Pirandello è la vicenda di una compagnia teatrale, ormai ridotta a brandelli, che giunge – in un tempo e in un luogo imprecisati – alla villa detta della Scalogna. Questa vecchia casa di campagna, abbandonata dai vecchi abitanti perché invasa dagli spiriti, è ora abitata da un gruppo di reietti delusi dal mondo, rifugiati in un universo composto di soli sogni. Poi il vuoto, parzialmente colmato dalle parole rivolte al figlio dallo scrittore in punto di morte, in cui gli rivelava la struttura finale.

Proprio queste parole ci giungono da una voce fuori campo (Giuseppe Semeraro), prima che Opera Nazionale Combattenti  (eteronimo della compagnia salentina, Principio Attivo Teatro) –  combriccola formata da reduci di una guerra e di un tempo che non ci sono più –, delimiti la scena con del nastro bianco e rosso e prenda in ostaggio teatro e pubblico come atto coatto di resistenza e ribellione contro il teatro contemporaneo e contro il pubblico «che vuole solo noccioline». Ottusi e smidollati, gli attori conducono una battaglia che sanno di non poter vincere: mettere in scena La favola del figlio cambiato, dono del suicida amante di Ilse (Carla Guido).

Foto di scena ©Carmine Luino

All’interno di un teatro sgangherato, durante le prove della compagnia, emerge tutta la poetica pirandelliana: il principio di “teatro nel teatro”, l’apertura e la chiusura della quarta parete, l’impossibilità, a volte, di dare giusta dignità in scena a un testo teatrale. Ma lo spettacolo di Principio Attivo si spinge anche oltre, diventando una perfetta fotografia del nostro attuale sistema teatrale, quello in cui molte compagnie sono spesso abbandonate o costrette a dover lavorare in condizioni indecorose.

Litigi, giochi di potere, occhi stanchi: siamo lontanissimi dall’Edipus di Testori, commedia in cui l’imperterrito e vispo protagonista si ostina a mettere in scena il suo spettacolo anche senza attori e senza un pubblico, solo per la bellezza del gesto. Qui, invece, siamo di fronte a una compagnia giunta al limite di sopportazione che ci dimostra quanto, oggi, il passo tra l’atto di resistenza e la fatidica domanda «ma in fondo, chi ce lo fa fare?», stia diventando sempre più breve.

Foto di scena ©Carmine Luino

A esasperare ulteriormente il clima già incandescente ci pensano gli schiamazzi e i fischi dell’impaziente pubblico nascosto dietro il velo bianco posto in fondo al palco. E qui diventa alquanto curioso quanto avviene nel lato opposto, quello del pubblico vero. Non vogliamo generalizzare, sappiamo che a teatro esiste anche un pubblico attento ed educato. Forse ci trovavamo solo nel teatro sbagliato o nel posto sbagliato del teatro giusto. Fatto sta che, nelle nostre vicinanze, buona parte degli spettatori bofonchiava su quanto avesse preferito rimanere a casa a guardare la TV. Il motivo? Non ci stava capendo nulla. Aveva già gettato la spugna ancor prima di farsi delle domande e, quindi, tentare di trovare le risposte.

Foto di scena ©Carmine Luino

La ciclicità della Storia a volte sa essere beffarda. Nel 1927 Pirandello mise in scena, nella sua Sicilia, Sei personaggi in cerca d’autore, e il pubblico reagì con un’ostilità (silenziosa) tale da segnare profondamente l’animo del drammaturgo. Siamo sicuri di considerare così distanti parte del pubblico presente al Teatro Sala Margherita e quello che assistette alla messinscena del ‘27? Volente o nolente, dunque, Principio Attivo è riuscito a riportare in vita, nella sua interezza, il Pirandello teatrale. E con lui tutte le sue ferite non ancora rimarginate.

Ascolto consigliato:

Teatro Sala Margherita, Putignano (Ba) – 10 febbraio 2017

Crediti:

Opera Nazionale Combattenti presenta I giganti della montagna Atto III

drammaturgia Valentina Diana
regia Giuseppe Semeraro
con Leone Marco Bartolo, Dario Cadei, Carla Guido, Otto Marco Mercante, Cristina Mileti, Giuseppe Semeraro
bande sonore e musiche Leone Marco Bartolo
voce fuori campo Giuseppe Semeraro
luci Fabrizio Pugliese
scene e trucco Bianca Maria Sitzia
produzione Principio Attivo Teatro
foto di scena Carmine Luino

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