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30 Rock

Quando un medium riflette la sua stessa immagine, distorcendola o dandone invece una chiara rappresentazione, rischia di slittare senza freni su un terreno meta-testuale che non sempre può essere utile alla causa, dispiegandosi in un freddo esercizio di stile. Un’iniziativa di questo genere deve essere condotta con attenzione, tenendo lontano il malefico spettro dell’autocelebrazione fine a se stessa: nulla di questo accade, quando in controllo della situazione troviamo Tina Fey.

Prima donna del Saturday Night Live a diventare headwriter e a guidare la direzione creativa del leggendario comedy show Usa, oltre che attrice cinematografica di grande successo, Tina Fey decide nel 2002 di creare una serie che indaghi nei retroscena della televisione americana, progetto portato alla luce solo nel 2006, quando va in onda su NBC il primo episodio di 30 Rock. Il particolare nome della serie deriva dal Rockefeller Center, situato al numero 30 di Rockefeller Plaza, New York: questo edificio ospita la sede e gli studi della emittente NBC, la quale, nella finzione della serie, trasmette il Girlie Show, parodia del già citato SNL.

Tina Fey interpreta il ruolo di Liz Lemon, capo degli sceneggiatori del suddetto varietà, alle prese ogni giorno con problemi sempre più surreali. Se avere a che fare con Jenna Maroney, vanesia star del Girlie Show, non è cosa da poco, tutto si complica quando il capo di Liz, il produttore esecutivo Jack Donaghy (uno strepitoso Alec Baldwin) le affida il rilancio dello show, costringendola a sostituire Jenna con Tracy Jordan, psicotico e fulminato comico di colore.

Come si può ben immaginare, il confine fra realtà e finzione nella serie viene valicato più e più volte: 30 Rock, oltre a prendere di mira il mondo dello spettacolo e le sue follie, si diverte a sbertucciare, sempre fuori controllo, la stessa NBC, le sue (vere) problematiche con gli ascolti e la sua compagnia madre, la potente General Electric.

Ne viene fuori un prodotto di grande comicità, dal ritmo indiavolato, dai duplici (e triplici) livelli di significato, dalla qualità sempre altissima delle sceneggiature, mai cedevoli ai facili umorismi, anzi, lo spettatore è quasi invitato alla molteplice visione di uno stesso episodio per apprezzarne ogni sottile riferimento. Se questo non bastasse, sfoggiare il suo palmares sembra a questo punto un’ostentazione, ma non tutte le sit-com vantano 14 Emmy e 6 Golden Globes, più numerosi altri riconoscimenti e sperticate lodi dalla critica specializzata.

Terminata nel 2013, 30 Rock è un gioiello che rimarrà in eterno nell’olimpo delle sit-com USA, per la sua vitalità creativa e per la sua capacità di sorprendere lo spettatore, inconsapevole protagonista di una farsa che va in onda ogni giorno, ad ogni ora: basta solo premere ON sul telecomando.

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