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L’impietoso corso della Storia

L'angoscioso viaggio di Equilibrio Dinamico tra passato e presente

Quando si parla di Storia solitamente tendiamo a focalizzare la nostra attenzione sui fatti e avvenimenti accaduti, mettendo in secondo piano – o tralasciando completamente – chi quella stessa Storia l’ha vissuta in prima persona. Certo, eccezion fatta per i grandi protagonisti ben noti a tutti. Spesso dimentichiamo, dunque, i singoli elementi di un quadro ben più complesso e multiforme di quanto si creda, trascurando i piccoli frammenti che hanno partecipato o subito il corso degli eventi.

Attraverso la danza, la giovane compagnia pugliese Equilibrio Dinamico diretta da Roberta Ferrara ci propone proprio quei dimenticati flussi vitali inglobati in un passato mai cancellato e in un presente che ancora non cessa di far rumore. Sono piccole storie – reali o fittizie ci interessa poco – che aderiscono alla realtà e universalizzano il concetto di sofferenza e impotenza di fronte a quel devastante rullo compressore chiamato Storia. Il microcosmo, il singolo individuo, quindi, diventa specchio di una popolazione – o parte di essa –, ne incarna le paure e i fugaci momenti di gioia, le speranze e l’incapacità (o l’impossibilità) di provare a reagire.

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Foto di scena ©IMAGO

Siamo trasportati ai tempi della Seconda Guerra Mondiale, nella Polonia dell’olocausto, in Once Upon a Time When Pigs Were Swine (Coreografie e set concept di Marco Blázquez), spettacolo di teatro-danza vincitore del Premio Eceplast al Festival Troia Teatro 2015. Due tavoli, una sedia e l’ingresso nella penombra del narratore – con lento e malinconico incedere, tipico di chi ha subito il duro colpo inferto dal destino – rendono inequivocabile il clima ombroso della performance. Le sue parole colme di orrore, lette seduto al tavolino posto sulla sinistra del palco, accompagneranno tutta la durata dello spettacolo e prenderanno vita nei corpi dei danzatori in scena.

Una storia d’amore immaginaria si materializza nel timido passo a due iniziale; ma quello che sta per trasformarsi in un idillio è prontamente interrotto, e ben presto l’atmosfera cambierà con l’ingresso dei “pigs”, i nazisti identificabili dall’inquietante maschera di maiale indossata che invertiranno il corso degli eventi. La loro danza isterica, quasi macabra, finirà per contagiare e soggiogare la coppia ponendo fine alle vane speranze di quieto vivere. Non esistono desideri o sogni che tengano quando di mezzo c’è l’atroce e agghiacciante macchina del nazismo, ma solo illusioni prontamente stroncate dalla sopraffazione.

Affronta il presente, invece, Confini Disumani, la seconda coreografia della serata ispirata all’opera Solo andata di Erri De Luca (2005). Un testo che a più di dieci anni di distanza fa sentire forte e chiara la sua eco. I corpi dei danzatori, i loro movimenti, la gestualità e l’espressività dei loro volti, infatti, si fanno denuncia e testimonianza di un problema sociale quanto mai attuale: l’immigrazione. Colti nel momento di passaggio – sia fisico che psicologico – dalla condizione originaria a quella prospettica, i corpi dei migranti si abbandonano, lottano, cercano una tregua senza però dimenticare il proprio passato, la fase più felice dell’intero “viaggio”.

Già, perché spesso siamo abituati a dimenticare quanto sia doloroso ma altresì necessario per questi uomini varcare il confine, in funzione della ricerca di un futuro migliore che spesso e volentieri si concretizza solo in porte chiuse in faccia da quella disumana realtà che è l’umanità stessa. Lo sanno bene questi corpi che si rivolgono al cielo, diventando una vera e propria preghiera fisica e che trovano un’apparente àncora di salvezza solo nei libri mostrati nell’epilogo. È con la cultura che va edificato il futuro e compreso meglio il nostro presente. Troppo spesso lo dimentichiamo e usufruiamo di essa solo per fuggire da una realtà scomoda.

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Foto di scena ©IMAGO

Tra passato e presente, quindi, Equilibrio Dinamico mette in luce le piccole sfumature che ci avvicinano a una Storia troppo spesso appresa in maniera disorganica e interpretata malamente; confermando quanto sia necessario soffermarsi con più scrupolo anche sui piccoli fattori, utilizzare la lente d’ingrandimento per comprendere realmente il corso degli eventi e le ripercussioni che può generare.

Teatro Vignola, Polignano a Mare (BA) – 10 marzo 2017

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