Foto ©Eliana Manca

Identità e integrazione

A Lecce la terza edizione di Kids Festival

Di certo non aiuta nessuno, ma quando la sfortuna sembra perseguitarti, l’importante è non scomporsi più di tanto. Avevamo infatti lasciato le compagnie Factory e Principio Attivo a Trepuzzi sotto il diluvio universale settembrino durante il loro festival I Teatri della Cupa, e le abbiamo ritrovate a Lecce a fronteggiare le insolite basse temperature del circolo polare salentino durante la terza edizione di Kids, festival del teatro e delle arti per le nuove generazioni.

L’insistente freddo culminato con l’abbondante nevicata salentina, però, non è riuscito a ostacolare la buona riuscita di una rassegna che ha fatto registrare quasi sempre il tutto esaurito negli eventi che hanno composto il ricco programma di quest’anno. Un successo derivato da diversi fattori, come la piena occupazione delle ore giornaliere – si comincia alle dieci di mattina e si termina alle dieci di sera – e la distribuzione degli spettacoli in diverse strutture ubicate sia in centro (Teatro Paisiello, Castello Carlo V) che in periferia (Ammirato Culture House, Manifatture Knos, Cantieri Teatrali Koreja). Tra queste senza dubbio spicca il suggestivo Museo Ferroviario di Lecce, dove attori/narratori si sono esibiti con i loro racconti nei vagoni di alcune storiche locomotive presenti nell’edificio.

Foto ©Eliana Manca

Una partecipazione stimolata anche da un’importante e preziosa iniziativa denominata “Operazione Robin Hood”, che ha facilitato l’ingresso ai luoghi di spettacolo ai bambini che non possono permetterselo. Tutti i partecipanti, infatti, hanno potuto acquistare, durante tutta la rassegna, un biglietto sospeso e/o una Kids card utilizzabili dalle associazioni che si occupano di disagio nel mondo dell’infanzia. Un’operazione che ha trovato rapidi e rilevanti consensi da entrambe le parti chiamate in causa.

E poi, ovviamente, la qualità della proposta artistica (direzione Tonio De Nitto e Raffaella Romano) ha fatto il resto, favorendo la presenza dei bambini e di chi bambino non lo è più da un bel pezzo. A tal proposito siamo lieti di segnalare il sold-out fatto registrare al Teatro Paisiello da Fa’afafine di Giuliano Scarpinato, uno spettacolo sull’identità di genere che, al di là dei meriti artistici (leggi qui la nostra recensione), ha dimostrato – a seguito delle polemiche degli ultimi mesi – fin dove possa spingersi l’ignoranza umana (leggi qui l’inchiesta di Sergio Lo Gatto su TeC).

Nei nostri due giorni di permanenza abbiamo assistito anche a La grande foresta di Francesco Niccolini e Luigi D’Elia (Thalassia, Brindisi), spettacolo vincitore del Premio Eolo 2013 per la Miglior Novità. D’Elia conferma le sue grandi doti di narratore trasportando – non solo con la parola ma anche attraverso gli oggetti situati sul suo tavolo – lo spettatore in un villaggio e in una foresta d’altri tempi, dove un bambino sta per compiere il proprio passaggio all’età adulta. La sua fretta di crescere è rallentata da un nonno che lo accompagna insegnandogli la lenta scoperta del mondo, l’armonia da ricercare con calma e il rispetto del prossimo, in modo da apprezzare appieno ciò che lo circonda. Un racconto che diventa feroce, con ostacoli da superare e prove che temprano il carattere dei protagonisti, chiamati a ristabilire l’ordine naturale degli eventi mediante una sensibilità e a una saggezza che oggi tanto sembrano mancarci.

Di ben altra natura è stato, invece, The House, una comedy-thriller di Sofie Krog Teater (Danimarca). Ambientato in un’impresa di onoranze funebri, dipendenti approfittatori cercano di manomettere il testamento del proprietario in fin di vita, ma il loro piano verrà presto sventato grazie a una serie di spassose quanto agghiaccianti disavventure. In una casa dalle linee e luci decadenti, Sofie Krog e David Faraco muovono i propri burattini con una precisione e una cura del dettaglio tali da permettere la creazione di creature memorabili– in primis un cane impossessato dallo spirito del suo padrone – e il pieno coinvolgimento del pubblico in un racconto incredibilmente divertente. Chi credeva che il teatro di figura fosse solo per i bambini, infatti, si è presto ricreduto, considerando che i primi a sobbalzare dai propri posti sono stati proprio gli adulti.

Chiudiamo questa nostra avventura nel teatro ragazzi con Diario di un brutto anatroccolo della Factory Compagnia Transadriatica (Lecce). Scritto e diretto da Tonio De Nitto, lo spettacolo trae ispirazione dal percorso formativo della celebre fiaba di Andersen per indagare la nostra attualità con semplicità, efficacia e delicatezza.  Utilizzando il linguaggio del teatro-danza prende corpo questo diario non scritto ma vissuto dalla protagonista (l’attrice down, Francesca De Pascale), un cigno creduto anatroccolo alle prese con la sua diversità brutalmente messa in rilievo dal suo gruppo di spietati e ironici compagni di viaggio (Ilaria Carlucci, Fabio Tinella, Luca Pastore).

Dalla nascita ai banchi di scuola, dal lavoro all’amore, la giovane protagonista colleziona delusioni, fallimenti, amarezze che, di volta in volta, non fanno altro che evidenziare la sua diversità nei confronti di un mondo che stenta ad accettarla. Un percorso faticoso ma necessario alla crescita, alla definizione di una personalità unica e irripetibile che consente l’individuazione  di quel posto nel mondo in cui potersi sentire a proprio agio. Una costante ricerca, dunque, portata a termine nello struggente finale in cui la protagonista compie la sua definitiva trasformazione specchiandosi nelle parole “IO SONO”. Un’espressione fondamentale, da imprimere nella nostra memoria e che vale più di mille altre parole.

Foto ©Eliana Manca

Nonostante la nostra breve partecipazione, è apparsa chiaro il percorso intrapreso da un festival che ha saputo accontentare tutti senza perdere per strada l’indagine più cara e importante: quella sulla diversità e sulla ricerca dell’identità. Perché solo dopo una piena presa di coscienza di questi fattori chiave, sin dalla più tenera età, forse un giorno potremo evitare di assistere a futili polemiche.

In apertura: Foto ©Eliana Manca

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