teatro_orrori

Dell’’impero delle tenebre – Il Teatro degli Orrori

Veneto, terra di cirrotici beoni e bestemmiatori impenitenti? Forse. Sicuramente terra di violenti intellettuali come Il Teatro degli Orrori, sorta di side-project dei One Dimensional Man, affermato gruppo della scena indie italiana.

La line-up è formata da tre componenti dei già citati One Dimensional Man: il cantante Pierpaolo Capovilla, il bassista Giulio Bavero, il batterista Francesco Valente; unico componente, per così dire “esterno”, è l’ex chitarrista dei Super Elastic Bubble Plastic, Gionata Mirai. Il risultato di questa strana ma quanto mai efficace alchimia è devastante: un disco di rock come non se ne sente più da tempo, che fa da sfondo ad un uso mirabile ed originale della voce che appare sempre quasi distaccata dalla musica, un flusso di pensiero continuo, costantemente monologheggiante, in poche parole geniale e originale, merito soprattutto di un Capovilla in stato di grazia, fornendo al disco direttive quanto mai incisive: crudezza-cultura, catastrofismo consapevole-ironia.

Si inizia con Vita Mia che ci accoglie con uno stralcio di recitato tratto da Carmelo Bene, un' elegia alla vita pronunciata dal fondo di un pozzo accompagnata da un rock selvaggio. Si prosegue con Dio Mio, irriverente e dai toni oratori e declamanti, E lei venne! che ricalca una poesia di Baudelaire resa al cianuro dal ritmo martellante e dalla voce ebbra. Compagna Teresa, come il titolo lascia trasparire, è ispirata alle vicende partigiane e nello specifico all’amore di due partigiani, per poi ampliarsi velatamente all'intera ideologia di sinistra. Follia e genialità pura è la title-track seguente: «“Abbiamo perso la memoria del XX secolo, comunque sia, abbiamo perso»” ripete Capovilla ossessivamente, facendosi beffe della condizione umana attuale: “E come sciocche comparse di un melodramma in tv, giochiamo a mosca cieca con la vita”.

Scende la notte, forse la traccia più orecchiabile del disco, ci porta al primo singolo estratto dal disco, Carrarmatorock!, coinvolgente nel suo ritmo cadenzato e militaresco e nell'ironia meno ermetica del solito. Il turbamento della gelosia ci introduce nel suo finale quasi post-rock alla calma delle ultime tre tracce: Lezione di musica, che regala probabilmente l'apice emotivo del disco con la frase «“Lezione di musica, e poi al cinema, stasera danno ‘Gli anni in tasca’” citando Truffaut», La canzone di Tom, dedicata ad un amico scomparso e, nel finale, la riflessiva Maria Maddalena, con tanto di iniziale accompagnamento di archi.
Sostanzialmente uno fra i dischi italiani migliori degli ultimi cinque anni.

Grazie


Per 15 anni Paper Street è stata una rivista on-line di informazione culturale che ha seguito con i suoi accreditati i principali festival europei di cinema e musica: decine di collaboratori hanno scritto da tutta la penisola dando vita ad un archivio composto da centinaia di articoli, articoli che restano a disposizione di voi lettori che siete stati un numero incalcolabile nonché il motivo per cui, per tanto tempo, abbiamo scritto con passione per questo progetto editoriale che ci ha riempiti di soddisfazioni.

This will close in 30 seconds