Donne Schinocca Arte Tedecà

I traguardi della donna tra progressismo e violenza

Al Tordinona 'Donne' di Schinocca

C’è la donna-laureata, la donna-incinta, la donna-contadina, la donna in carriera: quante sfaccettature può avere una donna? A giudicare dal piccolo compendio mimico in apertura a Donne, parecchie. Lo spettacolo di Simone Schinocca (produzione Tedacà Bellarte, infatti, è proprio delle donne che parla, ripercorrendone tutti i principali traguardi storici e sociali, nonché legislativi, raggiunti nel corso del Novecento. E certo in questi giorni di grande fermento politico in vista di nuove ‘svolte epocali’ che dovrebbero sancire ulteriori passi in avanti in campo di diritti, non solo per la donna, fa sempre bene vedere su un palco che in effetti dei progressi ci sono stati e sono ancora possibili; pur ricordandoci tuttavia – e non solo grazie allo spettacolo – che l’ideale positivistico di una Storia lineare sempre rivolta verso il progresso non è altro che un’illusione.

Nella sala del Teatro Tordinona c’è solo un baule (scenografie Federica Beccaria) a testimonianza di un percorso che inizia dall’Italia rurale del primo Novecento e prosegue fino ai giorni nostri, passando per la seconda guerra mondiale, il suffragio universale del 1946 e il Boom economico degli anni Cinquanta — tutte tappe che sanciscono non solo il progresso della condizione femminile ma della società intera. In scena, Valentina Aicardi e Silvia Freda sono ora impersonali narratrici in vestito bianco (costumi Ombradifoglia) che scandiscono tappe legislative, ora personaggi di quelle piccole storie di immigrate, lavoratrici, gelsominaie o partigiane coraggiose che hanno contribuito a scrivere la storia dell’Italia. Energiche e convincenti, le attrici si muovono agilmente lungo lo spazio e le parole, a volte però “sovraccariche” di una partitura di gesti e di un’impostazione registica di carattere illustrativo e un po’ sopra le righe che vanno ad intaccare un’essenzialità che forse sarebbe la chiave più efficace agli intenti della messinscena.

Foto ©Tedacà Bellarte

Palloncini colorati si librano in alto come la speranza delle coppie tornate ad abitare nelle case bombardate dalla guerra; burattini raccontano la storia d’amore fra Palmiro Togliatti e Nilde Iotti. Il tono è ironico, giocoso, ma l’atmosfera s’incupisce quando si arriva ai momenti più dolorosi delle sconfitte che sono seguite ai traguardi, come i casi più recenti di violenza domestica, corredati da tanto di dati Istat che suscitano certamente un senso di rabbia e disagio. Ciò che manca a questo racconto dai temi delicati e importanti non sono, infatti, le emozioni suscitate, quanto un taglio registico più mordente che sappia scalfire l’oggettività della Storia per ricercare una verità teatrale più intima, certo più rischiosa ma che possa andare oltre il racconto o l’adesione empatica aprioristica dettata da emozioni canonizzate e universali.

Foto ©Tedacà Bellarte

Infine, nell’ultimo gioco delle prime, c’è un certo orgoglio nel pronunciare i nomi delle grandi donne della Storia che per prime hanno raggiunto un traguardo importante. Lo spettacolo però si chiude su una nota dolente: perché dietro a un progressismo di facciata si nasconde sempre una storia di violenza e sopraffazione, i cui meccanismi continuano a tornare — nella vita privata come nella politica — minando le basi del progressismo stesso.

Letture consigliate:
• La libertà inafferrabile: al Kismet ‘La bisbetica domata’ grottesca di Tonio De Nitto, di Nicola Delnero
• La supremazia del maschilismo: all’India il Pirandello di Fogacci e Malosti, di Sarah Curati
• Ritratto doppio di rivoluzionaria: le donne ribelli di Animanera e Bonaiuto, di Giulio Sonno

Ascolto consigliato

Teatro Tordinona, Roma – 19 febbraio 2016

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