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Dentro il comò del Principe Mezzanotte

Luci, ombre e l'importanza delle fiabe nello spettacolo di Teatropersona

In un venerdì pomeriggio di inizio maggio, un pubblico scalmanato di bambini gioca nel foyer del Teatro India, tanto che viene da chiedersi: «ma come faranno a restare fermi a teatro per un’ora e passa?» Il rischio è presto scongiurato, perché lo spettacolo che andranno a vedere, Il Principe Mezzanotte della compagnia Teatropersona – negli stessi giorni al Teatro Argentina con Macbettu – prende molto seriamente la questione del pubblico più piccolo. L’intento, infatti, è proprio quello di far vivere loro un’esperienza immersiva sotto il profilo visivo, sonoro ed emotivo, non coinvolgendoli direttamente, s’intende, ma trovando modalità d‘interazione che possano renderli partecipi di una vasta gamma di emozioni, anche quelle più delicate; vale a dire la paura, la tristezza, il senso di solitudine e sconfitta, ma tutte in chiave di un loro superamento.

Viene in mente ciò che scriveva lo psicoanalista Bruno Bettelheim ne Il mondo incantato. Uso, importanza e significati psicoanalitici delle fiabe (1976), in cui affermava che le fiabe, a livello simbolico, illustrano dei tipici conflitti interiori del bambino, offrendo anche delle possibili vie per risolverli. Per questo, le fiabe sono uno strumento fondamentale per la crescita dei bambini e per la comprensione del complesso mondo che li circonda, ed è fondamentale quindi non eliminarne gli elementi “negativi”, perché attraverso essi si può far capire loro che la vita è fatta anche di difficoltà e ostacoli che si possono superare. Proprio come farà il Principe Mezzanotte. C’è da dire, poi, che a teatro le fiabe non vengono lette, ma “accadono” di fronte al pubblico, e il messaggio può essere a maggior ragione amplificato.

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Foto ©Alessandro Serra

L’attraversamento da una realtà quotidiana a una fantastica è presto detto e già da subito richiede una completa sospensione dell’incredulità (stiamo per entrare dentro un comò!). All’ingresso della sala del Teatro India – sipario chiuso e solo il comò sul palco – un personaggio in pattini e dal trucco cadaverico racconta la storia del Principe Mezzanotte, chiamato così perché amante dell’oscurità e delle stelle, che un giorno rifiuta l’amore della strega Valeriana, la quale per vendetta gli predice che all’incontro del vero amore si sarebbe trasformato in un mostro. Da quel giorno, il Principe Mezzanotte vive con il suo servo dentro un comodino, triste e solo, rimpicciolito con tutto il suo castello.

Così, a voler ricercare un significato più metaforico, a nostro avviso il Principe viene punito per la sua “colpa” di vedere solo una parte del tutto – l’oscurità – e di non concepire quindi la vita nella sua interezza: ma poi scoprirà, attraverso l’incontro con l’altro, che è possibile recuperare anche la luce pur amando la notte, e soprattutto che in una vita senza amore si rimane sempre piccoli.

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Foto ©Alessandro Serra

Varcando il passaggio che va dal comò al castello, ci ritroviamo quindi dentro un teatrino all’italiana dall’atmosfera fumosa che acuisce una percezione onirica dello spazio ed entriamo nel vivo della storia del Principe Mezzanotte (Massimiliano Donato), nelle varie tappe che lo porteranno a liberarsi della maledizione della strega. La linearità della vicenda si dipana però attraverso una serie di vere e proprie apparizioni teatrali: vedremo così il servo a molla (Andre Castellano) un po’ tonto che ha bisogno di ricaricarsi; l’arrivo di Lumil (Silvia Valsesia) – la fanciulla destinata a far avverare la maledizione – attraverso un teatro di ombre (realizzazione Chiara Carlorosi) che appariranno sul fondo; l’ombra minacciosa della strega al di là del sipario o la trasformazione in diretta del Principe in un asino; e ancora, il controllore di cuori (sempre Silvia Valsesia) che si rivolge direttamente ai bambini, che, infatti, interagiscono dando suggerimenti o indicazioni per il prosieguo della storia.

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Foto ©Alessandro Serra

Ma dietro a quella magia che accade davanti ai nostri occhi certo si nasconde la precisione formale e l’attenzione ai minimi dettagli dell’impeccabile regia di Alessandro Serra, come anche un’attenta drammaturgia della luce e del suono che vanno a costruire una serie di quadri dalla potenza immaginifica sfruttando al meglio i contrasti tra luce e ombra. Nessuna tecnologia, quindi: tutto si rifà a una concezione di scena artigianale, al cui centro ci sono certamente gli attori, rimarchevoli nel loro lavoro su un corpo metamorfico – che cambi da uomo a donna, da uomo a animale, da uomo a oggetto inanimato –  e nell’interazione energica e naturale con un pubblico, si sa, di non facile presa.

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Foto ©Alessandro Serra

Rifacendosi a un’estetica dark à la Tim Burton e contaminandola con diversi generi teatrali, dal teatro di prosa al teatro di strada, dal teatro d’ombre al circo, Serra restituisce un teatro complesso e ricco di rimandi che non solo stimola l’immaginazione dei bambini per la sua inventiva – giocando sul confine fra la scena e il fuori (la foresta in cui avviene lo scontro con la strega e la strega stessa non si vedono mai) –, ma porta in scena una fiaba dal valore altamente simbolico: la strega si può sconfiggere, la solitudine può finire, come anche la tristezza, se si ha la determinazione di conoscere se stessi in tutti i propri aspetti e il coraggio di affrontare gli ostacoli. E chissà se poi i bambini incamereranno questa lezione per il futuro o se si ricorderanno di quell’emozione viva dell’evento teatrale che nessuna tecnologia può sostituire.

Teatro India, 4 maggio 2018

Ascolto consigliato

IL PRINCIPE MEZZANOTTE

testo, regia, scene, luci Alessandro Serra
con Andrea Castellano, Massimiliano Donato, Silvia Valsesia
realizzazione ombre Chiara Carlorosi
produzione Compagnia Teatropersona, Accademia Perduta Romagna Teatri

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