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Il cantautore torinese e la sua idea di casa

Andrea Fornari non è un musicista improvvisato. Il cantautore di Torino infatti, fin dall’età di sei anni, “bazzica il mondo che gira intorno alla musica”. Suona la chitarra, la batteria e canta, sempre da autodidatta, sempre inseguendo quella stella là, in fondo al cammino. Per Ghost Records esce Home, un EP che, sin dalla prima canzone, la struggente title-track, si segnala per un tipo caldo ed elegante, raffinato se si vuole, che racchiude entro sé numerose suggestioni. Suggestioni che però, e così anche nelle altre tracce, sono tutte rivolte all’elaborazione concetto di “casa”.

Infatti Andrea Fornari si è da poco trasferito in Lussemburgo, quindi eleggendo a propria “casa” una nuova casa: questo ha influito grandemente nella composizione dei brani, che riflettono queste novità personale. La musica è pubblica, la vita è privata ma non è detto che l’una non comunichi con l’altra o che la seconda non tracimi nella prima. E qualcosa di, letteralmente, tracimamene si può percepire nella seconda canzone, Stormy Water, da cui è stato tratto un fortunato videoclip che ha visto Mauro Talamonti (Levante,Paolo Benvegnù, Daniele Celona, ndr) alla regia. Fondamentalmente siamo dalle parti di un indie-folk d’autore ma come contaminato da altre direttive, un certa patina di “modernità diffusa” che come, nel già citato Stormy Water viene fuori con una certa intraprendenza.

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E che Andrea Fornari sia oggi un artista “fatto e finito”, quindi plausibilmente pronto per spiccare un salto verso un pubblico sempre più vasto, lo certifica anche l’ultimo pezzo, Woman, forse la canzone più intima ed intimistica dell’EP. La voce dell’artista torinese quasi si rannicchia e si riflette per raccontare la propria canzone, per descrivere i propri personaggi, con un sottofondo di chitarra arpeggiata di grande atmosfera. In fondo, e di questo ci si accorge lentamente, come una pietanza fatta rosolare a fuoco lento, anche questa è una canzone pop, niente più niente di meno. Dice Andrea Fornari di questo album: «Un ammasso informe di sensazioni che ha dato vita a queste cinque tracce» e noi non possiamo che dire dall’ammasso è spuntato un fiore, piccolo e profumato: non raccoglietelo perché potrebbe morirne, ma ammiratelo perché potrebbe diventare una sequoia centenaria.

Forse non sai che:
Paolo Cattaneo, un’opera artistica di pregevole fattura, di Mattia Nesto
Quel Richard Ashcroft non attira più come prima, di Emiliano Sportelli
Soviet Soviet, come un pugno dritto nello stomaco, di Mattia Nesto

Grazie


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