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Friends – White Lies

Il passato si scontra con un presente mai così tanto anni ’80

Si vive di ricordi che inevitabilmente portano appresso un vagone pieno di nostalgia, ma quando i cassetti della memoria musicale si aprono su un periodo come sono stati gli anni ’80 (parliamo di quelli che non avevano nulla a che vedere con patinature e brillantina), allora è bello rivivere il passato. Con molta probabilità l’idea di far riassaporare quel decennio così fuori dalle righe è una delle missioni che una band come i White Lies si prefigge di fare. Harry McVeigh e soci sono davvero bravi in questo e il loro ultimo disco Friends ne è una prova ulteriore.

Dieci tracce dove il passato si scontra con un presente mai così tanto anni ’80; voce e musica riecheggiano nello stereo e lasciano un dolce rimpianto che lega l’ascoltatore in maniera indissolubile con quel revival al quale i White Lies ci hanno da tempo abituati. Si ha ben chiaro sin dall’inizio quali sono le band (Echo and the Bunnymen e The Chameleons su tutti) che i White Lies hanno spulciato nel corso della loro carriera; un post-punk – non molto pronunciato in verità – che prende piede sulle note di Take It Out of Me (traccia d’apertura del disco). Niente di nuovo sotto l’aspetto del sound, ma è un “già sentito” che te lo fa apprezzare fin dal primo ascolto. Lo stesso discorso lo si potrebbe fare per Morning in LA (tra le migliori dell’album) un pezzo dove la band inglese riesce ad unire passato e presente in una traccia che ricorda non poco i primi Interpol.

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Ma in Friends, piuttosto che in altri lavori precedenti, i White Lies sono riusciti a non ancorarsi ad un suono stantio e piatto, approdando ad un sound più elettronico. Basta ascoltare prima l’intro e poi l’intera Is My Love Enough per restare in linea con quanto appena detto; un pezzo dove si fa fatica a non associare voce e musica a Dave Gahan e Depeche Mode. Si chiude il disco con una linea più orientata al “semplice pop”: Don’t Fall è un pezzo dove non mancano quei bassi cupi ed energici al tempo stesso, che sono stati e continuano ad essere uno dei marchi di fabbrica della band londinese.

Legati dunque al proprio stile originario, ma senza disprezzare aperture in nuove direzioni (elettronica in primis), Friends diventa forse il disco più innovativo dei White Lies. Se alcuni potrebbero storcere il naso in merito a questo nuovo scrutare di McVeigh & co., è però innegabile la bravura della band, la quale riesce a compiere passi in avanti in ogni nuova uscita.

Forse non sai che:
Paolo Cattaneo, un’opera artistica di pregevole fattura, di Mattia Nesto
Quel Richard Ashcroft non attira più come prima, di Emiliano Sportelli
Soviet Soviet, come un pugno dritto nello stomaco, di Mattia Nesto

Grazie


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