Portrait of American director Robert Altman

Rober Altman

100 registi (e tantissimi film) che migliorano una vita

“Io strimpello nell’angolo dove loro buttano le monetine. Dove posso fare il mio lavoro. L’attività delle major non è la mia, e la mia attività non è la loro”. Dai margini, libero nel pensiero e nell’azione, Robert Altman ha costruito con i suoi film, più di quaranta dal 1969 al 2006, un insieme di microcosmi, di opere-mondo, capaci con la loro forte carica allegorica e metaforica di insinuarsi nell’America come una immaginaria Broadway che sbilenca attraversa il Paese, mettendosi in mostra per permettere al Paese stesso di mettersi in mostra a sua volta e di riflettere sulle proprie isterie e nevrosi.

Dall’accampamento folle di M.A.S.H., dove i chirurghi militari sotto il giaccone nascondono le olive per il Martini, alla città di Nashville, invasa con tutto il furore ironico e dissacrante di una ridicolizzazione degli eccessi della vacuità della società dello spettacolo. Dal Matrimonio che celebra l’imprevedibile unione tra due bizzarre famiglie fino al congresso dei fanatici salutisti di Health arrivando all’adattamento dei racconti di Carver con America Oggi, film imprescindibile per ogni riflessione sulla questione americana, che segue di poco I protagonisti, tagliente messa in scena dell’universo hollywoodiano.

I protagonisti, Robert Altman, 1992

I protagonisti, Robert Altman, 1992

Il cinema di Altman è una commistione continua di generi che vengono interpretati nello svuotamento della loro retorica e dei loro momenti clou, come in Gang, riproposizione del gangster movie, dove durante le rapine nelle banche la macchina da presa resta fuori inquadrando solo l’immobilità della facciata e della strada, o come l’inizio de Il Lungo Addio (adattamento del romanzo di Chandler), dove per i primi dieci minuti non succede straordinariamente niente in uno sfilacciamento progressivo della trama che si esaurisce in pieno nell’erranza dei protagonisti del film successivo, California Poker.

Il lungo addio, Robert Altman, 1973

Il lungo addio, Robert Altman, 1973

Cresciuto in mezzo a due sorelle, Altman ha saputo rappresentare con film come Tre donne o Come back to five and dime, Jimmy Dean Jimmy Dean, l’universo femminile con la giusta profondità psicologica in uno scavo preciso nell’intimo e nell’inconscio delle donne.

L’improvvisazione costante con gli attori, chiamati a contribuire attivamente nella stesura della sceneggiatura, l’uso ossessivo dello zoom e il lavoro di riscrittura sulla colonna audiovisiva con l’impiego costante dell’overlapping sono le pratiche con cui il regista è riuscito nella rappresentazione disturbante non tanto dell’America, quanto degli Americani nel loro gioco d’azzardo con le proprie idiosincrasie.

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