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Maria Antonietta – Maria Antonietta

Ora Maria Antonietta, che una volta fu Marie Antoinette ma che rimane pur sempre Letizia Cesarini, arriva al suo secondo album, in lingua italiana questa volta. Wants To Suck Your Young Blood mi era piaciuto ed era piaciuto.

Sarà un fottuto grande album del 2012.
Ok, basta la mia recensione è finita.
No, ho troppa voglia di parlarvi di questo disco e anche se è tardi, ho sonno, sete e fame, continuo.

27 minuti e 18 secondi potrebbero essere la durata di un buon rapporto sessuale, né troppo lungo da perderne intensità, né troppo corto da parere una sveltina di poco conto. Invece è la durata del suo album prodotto e registrato da zio Dario Brunori sempre sotto la supervisione del buon Matteo Zanobini. Eh sì la “nipotina” Letizia va sotto Picicca Dischi e spicca il volo toccando tutti gli stati d’animo possibili e immaginabili.

Apertura leggera e leggiadra, Questa è la Mia Festa ed è la sua (non fatela arrabbiare) come il vestito nuovo e come l'ennesimo Martini Bianco, come le bugie che si sta dicendo e che vi sta cantando col cuore in mano, forse la sua volta più sincera. Mellotron sostenuto e basso caratterizzano Con gli Occhiali da Sole: momenti di feste passate, amori instabili con hands clapping che cade a fagiolo e una spudoratezza finale degna della migliore Loredana Bertè; sì proprio quando perde la pazienza, si altera e da quella apparente tranquillità raggiunge quella sfacciata incazzatura che non sentivo da troppo tempo e che tanto riporta alla trasgressiva cantante calabrese che negli anni passati ha fatto parlare spesso di sé.

Rilassata, riflessiva e senza speranze è Estate ‘93, mette da parte la rabbia, la allevia, la lascia in un angolo e fa autocritica. Parleranno sempre “del solito cazzo di argomento” le sue canzoni però parlano tutte, anzi gridano immediatezza sincera senza doppi sensi, lasciando poco all’interpretazione.

“la mia pretesa di avere l’esclusiva in un universo che è un sistema aperto è in definitiva votata al fallimento”

Quanto è bella Quanto Eri Bello… ci ha messo tipo 0.2 centesimi di secondo a piacermi, ritmo sostenuto forte dell'immaginario che riesce a trasmettere con le parole di un unico fine che porta ad un’unica cosa, la felicità ad ogni costo. Saliva potrebbe essere la chiusura del’l’album ma non è così, si sente la vena più cantautorale di Letizia sostenuta dai preziosi consigli di Brunori che chiudono il cerchio della “sua festa” iniziale.

Vi chiederete dov’è andata a finire la rudezza anni '90 che strizzava le chiappe a Courtney Love? Dov'è finita? Starete già pensando: “Ecco che si è venduta! Lo sapevo che avrebbe fatto un disco a tavolino troppo patinato”

Blah blah blah blah! Parole soltanto parole!

Il suo nome è Maria Maddalena, narra in maniera scheletrica e con spigolosa instabilità vocale della figura di Maria di Magdala, protettrice di prostitute pentite, penitenti e parrucchieri, dove i vocalizzi delineano l'andamento altalenante del pezzo con ansia e trasporto, come la miglior Carmen Consoli avrebbe pensato. Ma Maria Antonietta rimane sempre un passo avanti in fatto di immediatezza.

E l’amore per l'agiografia continua con Santa Caterina nei suoni grunge di nirvaniana estrazione e nel cantato punk da “riot girrrl” quale di base è l'essenza di Letizia. Sempre diretta, ma solitaria e svogliata come un rossetto malmesso e sbavato, confessa in Stasera Ho da Fare le sue debolezze troppe volte nascoste, tornando a citare, come in passato, la figura di Giovanna D'Arco. Inizia così l’uno-due mozzafiato con Stanca che in ventinove secondi mi rigurgita isterismi di tutto il passato di ascolti di Babes in Toyland e Bikini Kill come solo Miss Violetta Beauregarde avrebbe fatto, ma in versione elettronica, a differenza della giovane pesarese nettamente più in periodo di “The Year Punk Broke”.

Motel è una sintesi totale che riallinea il tutto ad un alternative rock curato e cupo dove la vena cantautorale è esaltata “ma la verità non ti tiene compagnia quando dormi da solo”.

Tu sei la verità non io è pura urgenza comunicativa, gridata e nuda come una boccetta di smalto rotta per terra dalla rabbia. Chiudiamo con una supplica Alla Felicità e ai Locali Punk, con una vena lo-fi per nulla filtrata e intrisa di strabordante possessività che lega questo ad ogni singolo altro pezzo.

Lasciarla esprimere aggiustando appena appena il tiro è stato il segreto. Lasciarla esprimere è un dovere, quando c'è qualità e varietà senza limitare o imbrigliare lo spirito e l'animo figli degli anni '90; caratterizzati da un'affilata capacità cantautorale viscerale, ispirata, veemente, compulsiva e dannata che manda al rogo tutti i perbenismi. Ha vinto Giovanna D'Arco questa volta, non è un‘eresia.

Mi resta che festeggiare il mio compleanno il 5 gennaio e il 6 gennaio invece festeggerò il compleanno della Pulzella d'Orléans e l'arrivo dei Re Magi che mi porteranno oro, incenso e Maria Antonietta.

Grazie


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