Heisenberg – Carlo Emilio Lerici

La conseguenza imprevedibile di ‘Heisenberg’

Carlo Emilio Lerici porta in scena Simon Stephens

Per determinare un movimento di una qualsiasi particella la scienza richiede che vengano misurate con esattezza la sua posizione e la sua velocità. Questa è una certezza; una di quelle regole che con la loro inconfutabile precisione sembrano inattaccabili. Almeno così è stato finché nel 1927 un neo laureato in fisica quantistica di nome Werner Karl Heisenberg, studiando e osservando le particelle subatomiche, si rese conto che nel caso di oggetti infinitamente piccoli la misurazione non è possibile. L’atto stesso dell’osservazione altera il comportamento degli oggetti osservati: è il principio dell’indeterminazione.

Questa scoperta rivoluzionaria travalica il mondo della fisica per entrare nelle nostre azioni quotidiane: quando osserviamo un oggetto o una persona siamo veramente in grado di capire come la nostra osservazione, fatta di pensieri e giudizi, interferisca con quello che stiamo osservando? Da questo principio nasce Heisenberg scritto da Simon Stephens e portato in scena per la prima volta in Europa da Carlo Emilio Lerici nella rassegna TREND Nuove Frontiere della scena britannica.

In una caotica stazione ferroviaria londinese Georgie (Antonio Salines), un settantacinquenne timido e goffo, non sa di essere osservato da Alex (Francesca Bianco) che improvvisamente lo bacia sul collo scambiandolo per un altro. Da questo momento la vita tranquilla e abitudinaria di Georgie sarà completamente travolta e stravolta dalla logorroica vitalità di Alex. Da qui in poi lo spettatore assisterà all’evolversi di questa stramba relazione, che come un incidente non voluto porta a esiti inaspettati.

Il vero protagonista dello spettacolo è il testo. Tant’è vero che non ci sono scenografie o cambi di scena: tutto si svolge sotto la luce di due fari, mentre il resto del palco è lasciato al buio. Al resto ci pensano le parole e i due attori che danno allo spettatore la chiara visione delle vite di Georgie e Alex. Vite opposte che hanno come comun denominatore la stranezza della normalità. Il fascino della vita quotidiana, scalfita da quegli stessi elementi bizzarri e imprevedibili che ne sovvertono qualunque logicità, entra così a far parte dello spettacolo, insieme a un insolito amore, nato per caso e almeno all’inizio non voluto. Tutto è normale eppure anomalo tra Alex e Georgie: tutto è come ci si aspetta, eppure al tempo stesso se ne rimane stupiti.

Le caratterizzazioni dei personaggi, precise e dettagliate, nascono direttamente dai dialoghi tra i due. In questa maniera viene alla luce il mondo tenero e disincantato di Georgie che è molto di più di un anziano macellaio con l’ insolita passione per ogni genere di musica: dalla classica, all’elettronica, alla disco; egli rappresenta il vecchio mondo europeo, che ne ha viste tante durante il corso della sua vita, ma nonostante tutto è sopravvissuto. Alex, invece, con la sua eccentrica vitalità è il nuovo mondo, quell’America da dove viene, senza radici, lontana, individualista e lanciata verso un progresso che non guarda le piccole cose.

Cosa nascerà dall’incontro di questi due mondi? Una storia d’amore impossibile, che come la scoperta di Heisenberg rivoluziona il nostro modo di guardare il mondo.

Letture consigliate:
• Confirmation, l’altra faccia del male di Utøya, di Elena Cirioni
• Cans, o il lato oscuro delle azioni virtuose, di Sarah Curati
• La violenza della parola in ‘The Cordelia Dream’, di Sarah Curati

Teatro Belli, Roma – 30 ottobre 2015

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