Jean-Luc Godard
100 registi (e tantissimi film) che migliorano una vita
JLG, basterrebbe una sigla e nulla più. Sebbene oscuro e quasi sempre lontano dai favori del grande pubblico, il cinema di Godard è considerato arte assoluta. Geniale e dissacrante, il regista francese scardina le regole del cinema classico e rivoluziona completamente i tradizionali meccanismi di narrazione.
Insuperabile nell’illustrare le parole con immagini e luci, critico ancor prima che regista, Jean-Luc Godard è uno dei grandi maestri del cinema francese. Uno di quelli (forse davvero l’ultimo) che la storia del cinema l’ha fatta, l’ha interpretata e l’ha vissuta, un uomo che ha sognato di andare in paradiso e di cogliervi un fiore e si è risvegliato con quel fiore in mano. I veri maestri di Godard non furono quelli della scuola ma ben altri: Henri Langlois, fondatore e direttore della Cinémathèque Francaise che mostra lui i “film maledetti”, quelli, cioè, bistrattati e censurati dalla legge; André Bazin, critico e teorico definito padre spirituale della Nouvelle vague francese; Alexandre Astruc, che affermava la possibilità di resurrezione del Cinema e la sua capacità di essere mezzo di espressione personale come una penna per scrivere e Isidore Isou, fondatore del movimento lettrista. Dall’esordio nel 1960 con Fino all’ultimo respiro, opera fondamentale nel definire nuovi linguaggi al cinema fino all’ultimo Film Socialisme di cinquant’anni posteriore Godard mantiene una suprema coerenza di lettura del reale attraverso la sua macchina da presa.
Impossibile definirne un percorso (si parla di più di cento opere, molte mai viste da nessuno) ma forse basterebbe un lavoro per sancirne l’importanza. L’ Histoire(s) du cinéma (1988-1998) definisce indelebilmente il rapporto di un autore con la sua arte, la via di fuga estrema e ultima nel guardare la storia attraverso le storie del cinema. In questo sicuramente Jean-Luc Godard è assolutamente unico, per chi scrive, in un certo senso il più grande di tutti.