Foto di scena ©Luigi Gasparroni

10 miniballetti – Francesca Pennini | CollettivO CineticO

Dal fondo della quinta del teatro Vascello fa capolino Francesca Pennini: tuta rossa, sguardo vivo e impertinente, e vedendola pensiamo già a una piccola danzatrice alle prese con i suoi inizi da ginnasta. 10 Miniballetti, infatti, prende spunto da due dati autobiografici della fondatrice di CollettivO CineticO: un quaderno su cui una Pennini bambina appuntava coreografie per ballerini immaginari, e la fobia per i volatili. Come unica scenografia, infatti, un cumulo di piume bianche dietro cui spicca un ventilatore, come la personificazione di una paura che si vuole esorcizzare. Pennini ridisegna fin da subito le geometrie spaziali indagando i confini fra lei e il pubblico: interagisce con esso, viola il suo spazio con dolcezza e allegria, senza risultare invasiva.

Inizia così quello che sembra un suo allenamento tipo, dove allo sfoggio di posizioni statiche che mostrano le sue doti da contorsionista, si alternano sequenze danzate lungo le note di una musica barocca. È un movimento vorticoso e frammentato, che scardina posizioni usuali e ne inventa di nuove, per andare così verso l’essenza stessa del movimento, inafferrabile. Scevra da didascalie o pretese di partecipazione emotiva, la danza è piuttosto un inno convulso al perdersi nel tempo e nello spazio, solo apparentemente fuori controllo. Si assiste allora a una dialettica fra staticità e flusso inarrestabile di energia, rigore contro apparente casualità, controllo e volontà di perderlo.

Foto di scena ©Luigi Gasparroni

Accade però che l’arrivo di un drone, comandato a distanza da Angelo Pedroni, spezzi la partitura della performer, nascosta dietro le quinte mentre quest’ultimo finalmente sparge quelle piume disordinatamente per la sala, lungo le note di Voices of Spring di Bogna Sokorska (↑ ascolto consigliato). In questa nuova scenografia disordinata rientra la Pennini in body nero; un microfono cala magicamente dall’alto e comincia la sua narrazione. Ai resoconti dei balletti scritti sul quaderno, segue la loro dimostrazione: il virtuosismo iniziale lascia spazio a movimenti più semplici dove il corpo diventa una cassa di risonanza per rievocare atmosfere legate all’infanzia.

Una penombra fumogena dai tratti onirici lascia intravedere il corpo nudo della Pennini, ed ecco che scivoliamo verso il balletto finale: quello “dell’uccellino nero”. Come fosse una ninfa, la performer comincia con le sue stesse mani a costruirsi addosso il suo costume liquido di un nero petrolio. Il cerchio si chiude: l’infanzia, l’amore per la danza, la paura per i volatili si condensano in quest’ultima immagine di un cigno nero, dove la danzatrice diventa la sua paura stessa e la combatte come sa fare: a passi di danza.

Foto di scena ©Luigi Gasparroni

10 miniballetti è uno spettacolo sulla danza e per la danza, ma destinato a tutti. Perché la grazia del gesto coreografico di Francesca Pennini è universalmente fruibile; perché mantiene l’ironia e il disincanto di uno sguardo legato all’infanzia e porta avanti un dialogo costante e inclusivo con il pubblico, rendendolo partecipe di un suo tributo personale alla danza: un amore per qualcosa più grande di sé, domabile con la tecnica, ma pur sempre fuggevole. Invita ogni persona in platea a cercare il proprio.

Ascolto consigliato

Teatro Vascello, Roma – 19 settembre 2015

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