Wikipiera Piera Degli Esposti

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Intervista-spettacolo all'irregolare Degli Esposti

Di tanto in tanto, è terapeutico lasciarsi stupire dalla normalità. Da un intermezzo di pace in mezzo a quella corsa all’indignazione e alle invettive, agli sperimentalismi e alle retroguardie-avanguardistiche, che a teatro sono routine.

E allora un foyer come quello del Teatro della Cometa, in cui l’accoglienza delicata si scansa per far posto alle note di un pianoforte d’accompagnamento all’ingresso in sala, già predispone – più che a uno spettacolo – a una chiacchierata divertita, di quelle fra due amici e un bicchiere di rosso.

Pino Strabioli e Piera Degli Esposti sono quei due amici, e nonostante il bicchiere tra loro sia d’acqua e non di vino, l’atmosfera in cui ci si ritrova è quella del dialogo disteso. Ed ecco che dall’intervista a una prima donna della recitazione, si passa a Wikipiera, al racconto divertito e scherzoso delle tappe della carriera della donna, prima ancora che dell’attrice: anedotti d’infanzia – quella con i maestri, le lavagne e Lucio Dalla – e d’adolescenza; poi le bocciature accademiche e i primi passi sul palcoscenico; fino agli incroci con Eduardo e Strehler, con il cinema di Pasolini, dei Taviani, di Wertmüller, e il ricordo dei ruoli che furono di scabroso successo come La Figlia di Iorio e Molly, cara.

Così, mentre si intrecciano i ricordi, ci si ritrova nel bel mezzo di una celebrazione in vita: “Perché dovrei lasciare che le celebrazioni me la facciano post-mortem? Me le faccio da sola mentre sono ancora viva!”, ammette l’attrice incalzata da Strabioli.

Questa è Piera Degli Esposti, un guizzo, una forza vitale che fugge dal concetto stesso di morte, una creatura che pratica la felicità come fosse fitness, palestra per lo spirito: tra un ricordo e l’altro, colei che da piccola sognava di diventare una dama di compagnia, regala al pubblico frammenti di interpretazione istantanea, che disegnano i contorni della passione per il palcoscenico; tra Joyce e Beckett però, vince Campanile: mentre Piera legge Le seppie coi piselli, ecco comparire la vera indole della donna che il teatro ha bocciato a più riprese e ora celebra rispettoso; ecco quella forza dell’ironia potente di chi si prende tremendamente sul serio, quando si prende in giro.

Una terapia, dunque, non una biografia. Un frammento di umanità da palco, che certo non ha velleità d’azione scenica, né di intenzione performativa. Nel tempo della cono-scienza virtuale da wikipedia, quella fatta di appunti presi distrattamente, basterà distendersi in una chiacchierata vis à vis per rifocillare la mente? Ai post-it l’ardua sentenza.

Per questa volta basta la storia di Piera, solo vita insomma, e di tanto in tanto, ce n’è bisogno.

Ascolto consigliato

Teatro della Cometa, Roma – 2 ottobre 2015

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