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Birds of Prey

Harley Quinn al centro del mondo. Una galoppata pulp, coinvolgente e a tratti esilarante.

La voce fuori campo è la stampella più pigra nella narrativa cinematografica. La voce fuori campo di Harley Quinn (Margot Robbie) dichiara la fine della sua storia d’amore con il Joker. Presto si accorgerà che senza la protezione data dall’appartenere al Clown del Crimine, ogni criminale la vuole morta. Ma a Gotham City non è il solo uccello che lotta per uscire dalla gabbia in cui è finita.

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Birds of Prey di Cathy Yan è la la storia della Harley Quinn che abbiamo incontrato nel bruttissimo Suicide Squad e della sua emancipazione, appunto. Scritto, diretto e prodotto da sole donne, Birds of Prey è il sogno della catena di montaggio dell’industria cinematografica americana. La protagonista è in tutto ben pensata. Ovviamente. Le scene d’azione sono ben pensate. Ovviamente. Ha una morale femminista di facile condivisione. Ovviamente. Se Per un pugno di dollari, battute come “…devo ancora trovare un posto dove non ci siano padroni…”  tradiscono non solo l’ispirazione ad Arlecchino servitore di due padroni di Goldoni, ma anche un’ideologia anti-autoritaria e anarchica, incredibilmente in Birds of Prey si ha la stessa sensazione all’ascolto di frasi come  “ ..un arlecchino è nulla senza il suo padrone..” . Allusioni, seppur minime, alle contingenze politiche del presente e all’alternativa sessista che in una trasposizione di un fumetto DC sono una bella cosa.

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Insomma, tutto torna? Non esattamente. Mostrandosi come una festa di colori, un burlesque insanguinato, il film si distanzia nello spirito e nello stile da Suicide Squad, tuttavia mantenendo con esso un elemento in comune: se elimini Harley Quinn elimini il film. E’ questo è una reale problema della storia. Se nel titolo si parla di un gruppo di donne (le Birds of Prey), in realtà si assiste ad un “one woman show” per i primi due atti e nel terzo la sceneggiatura cerca di combinare frettolosamente le confuse sotto storie a quella principale per poi mettere banalmente in scena il catartico e poco verosimile combattimento finale tra la donna contro l’uomo. Inoltre le pirotecniche, strabilianti, incredibilmente vere o straordinariamente false avventure di Harley Quinn sembrano considerare solo il lato pop corn e zucchero filato della vita, annientando del tutto il lato erotico e ultradepravato che l’affascinante personaggio ha sulla carta stampata. L’epigrafe è: il pubblico inizialmente lo adorerà per poi dimenticarlo all’arrivo del prossimo film di fumetti. Ovviamente.

Grazie


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